Niente era scritto, tutto era scritto

Nico Morabito
4 min readDec 19, 2022

E dunque la Francia sta perdendo 2–0 e noi siamo qua, in questa brasserie tra Montparnasse e la Tour Eiffel, la Francia sta perdendo 2–0 e mancano undici minuti alla fine, io sono in shock termico da due giorni, dai più 23 di Palermo ai meno sei di Parigi quanto fa?, non lo so, non so niente, sono seduto con le braccia conserte, il giaccone, la sciarpa che mi copre mezza faccia, ho il broncio, il broncio di chi sapeva che avrebbe vinto l’Argentina ma così no, mezz’ora fa ho detto Se non facciamo gol entro il minuto 75 è finita, proprio così, prima persona plurale, e ora è il minuto 79, vorrei altro da bere ma il cameriere è perso chissà dove, nel calderone di delusione moltiplicata per le decine di persone ammassate qua dentro, fuori è buio da un pezzo, si è pure messo a piovere, in terrasse un ragazzetto ha un petardo in mano ma non sa che farsene, guardiamo gli orologi e sospiriamo, sbrighiamoci, via via andiamo via, ma lo sport è quello che è perché non sempre è una linea dritta, non è una cosa logica, è solo un lancio di dadi che se prendi bene la mira finisce a gonfiare la rete, una volta, e un’altra ancora.

Minuto 80:57: un pallone è sospeso per aria, io e altri 25 milioni di francesi sappiamo cosa sta per succedere, lo sappiamo perché è così, Mbappé farà quello che deve fare, tirerà una bordata contro il destino, gli dei o forse semplicemente l’inerzia di un match che voleva restare anonimo, lo sappiamo noi e lo sa lui, il copione è già scritto ma forse siamo ancora in tempo per tirare una riga sulla pagina, il corpo del giocatore è il corpo di una nazione allargata che ogni tanto se ne dimentica, cade sul terreno ma non è un cadere, è un prendere la rincorsa verso il futuro dei prossimi dieci minuti, intanto il pareggio e poi chissà, è il punto esclamativo della giovinezza, della baldanza, dell’arroganza, della hybris di chi già vinse quattro anni fa e ora vuole impedire all’altro, il vecchio, quello che una volta chiamavano la pulce, di prendersi quel pezzettino che gli manca per arrivare lassù, Mbappé cade e la Francia si rialza, Mbappé buca la rete e noi saltiamo tipo missili in orbita, Mbappé corre a braccia aperte e Paris is burning, Mbappé ride e noi cantiamo la Marsigliese, e cantiamo cantiamo cantiamo, Qui ne saute pas n’est pas français!, e intanto restituiamo gli sfottò degli italiani, messaggi e video di esultanze e felicità, andrà come andrà, domani le story di Instagram scompariranno ma intanto pigliatevi ‘ste due pigne.

E però il calcio è anche una cosa logica, la cosa logica che se rimonti due gol devi subito fare il terzo o niente, e infatti niente, e non basta il jolly, i supplementari, questo fastidio necessario, questa tassa che dobbiamo pagare per avere in cambio pezzi di leggenda da sommare a ricordi che diventano via via più numerosi, i supplementari in cui loro tornano avanti e noi rimontiamo ancora, e per un attimo ci diciamo che potremmo continuare così in eterno, colpo su colpo, come Mahut e Isner in quel match di Wimbledon, solo che nel tennis non c’è la cosa più logica, quella che ha il calcio, alcuni la chiamano lotteria, ma quale lotteria, la cosa logica è che una partita così, questa partita, la partita del secolo e nei secoli dei secoli, deve finire così: rigori, o non è mai successo niente, e infatti succedono, eccome, succede tutto e il contrario di tutto, niente era scritto e tutto era scritto, il popolo argentino che mi fa venire gli occhi lucidi, le polemiche, i morti, Infantino e quel che non dimenticheremo di questo Mondiale, Messi e il suo mantello che non farà mai di lui un supereroe, il pensiero fugace a quegli altri rigori del 2006, i gestacci e il fairplay che sono di tutti e di nessuno, una volta tu una volta io, una volta sfotti tu e una volta sfotte l’altro, il calcio è questa cosa qua, questa cosa per cui alla fine piangiamo tutti e tutte, chi di gioia chi di disperazione, e lo sappiamo bene, noi che siamo in questa brasserie di Parigi tra Montparnasse e la Tour Eiffel, mentre i gestori tolgono già l’audio che hanno fretta di chiudere, noi guardiamo ancora lo schermo e sui titoli di coda parte un applauso, timido ma comunque applauso, un applauso ai vincitori e ai vinti, ai cuori in fiamme e ai fuochi d’artificio: potevamo vincere, abbiamo perso, va bene così.

--

--

Nico Morabito

Parigi e Palermo. Autore e sceneggiatore. Le Favolose (Venezia 22), La dernière séance (Queer Lion, Venezia 21), Fuori Tutto (best doc italiano, Torino 19)